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Osservare un acquario da tre lati

 

Rifacendomi ad un post dell’Amico Carlo Nuzzo, di recente pubblicato sul gruppo ACT, vorrei affrontare una forma di allestimento particolare quanto insolita. Nel mio caso specifico, un acquario che si dovrà poter osservare da ben tre lati, i due lunghi, ed uno dei corti.

La vasca e le motivazioni alla base di questa scelta.

Nel mio caso si tratta di una vasca “Cube Garden ADA 90 P”, dimensioni 90 x 45 x 45 cm in vetro completamente extra chiaro con spessore di 10 mm. La scelta della mia Signora e di mia figlia di cambiare il divano del salotto ha portato a posizionare la vasca non più appoggiata al muro su uno dei lati lunghi, bensì a formare una penisola e quindi visibile da tre lati.

Non sorridete o prendete la cosa tanto alla leggera: riuscire a creare un layout che risulti soddisfacente quando osservato su tre lati mantenendo un senso logico, e che non risulti monotono, non è cosa da poco e le scelte da fare sono molteplici e per nulla semplici. L’idea quindi di fondo sarà quella di cercare di ricreare tre distinte visioni, tre diversi layout per ogni lato che verrà osservato. La scelta è caduta sulla realizzazione di un Iwagumi rivisitato in chiave Aquascaping.

L’ispirazione 

Le tre cime di Lavaredo
Le tre cime di Lavaredo

Quasi qualsiasi layout deriva da una ispirazione, una foto, una immagine di un determinato paesaggio che si vuole cercare di riprodurre in vasca.

La mia ispirazione (che da tempo, lo confesso, covava nella mia immaginazione) è stata quelle delle Dolomiti ed, in particolare, il pensare alle tre cime di Lavaredo o se volete a scelta, alle pale di San Martino, anche se saranno ovviamente interpretate a mio comodo.

Un fronte lungo sarà ovviamente quello più forte, il secondo lato lungo risulterà più debole del precedente, inevitabilmente, visto che sarà di fatto il retro del principale, ma il terzo, quello corto dovrà dare spazio alla profondità e cercare di sorprendere l’osservatore, pur essendo la meta di quanto si vedrà in profondità.

La scelta dei materiali

La scelta delle rocce è caduta sulle Dragon stone, difficili ed antipatiche da utilizzare per molti, ma una sfida non potrebbe essere tale se non ben ragionata ed affrontata.

Il suo studio è cominciato con il cercare di posizionare le rocce affinché non sembrassero delle semplici rocce messe a pinnacolo, ma avessero un qual certo movimento e che imprimessero un senso particolare quanto piacevole alla visione.

 

La regola obbligatoria da seguire è quella di non avere mai una roccia alta quanto un’altra e possibilmente posizionata con angoli di inclinazione diversi. Come si vede bene, la composizione non è perfettamente centrale, questo perché dovevo e volevo garantirmi un certo spazio libero sul fronte del lato corto.

 

L’inizio del progetto

Ho cominciato come vedete cercando di posizionare e giocare con quattro rocce, salvo capire in corsa che una delle stesse era evidentemente di troppo. Toccava rinunciarci e vedere la situazione diversamente dall’idea iniziale. Mi sarebbe piaciuto avere una roccia semi nascosta dalle piante sdraiata sul fianco, ma dovrei aver avuto una vasca di almeno 120 cm e non 90

 

Continuando a provare, però, l’idea prende corpo e le rocce trovano la loro collocazione con questo intreccio a tre, mentre due frane delimiteranno e finiranno lo scape sui tre lati.

Vorrei farvi notare che mentre sui due lati frontali lunghi si vedono molto bene tre rocce ben definite, sul lato corto in profondità se ne vedono soltanto due, rompendo quindi completamente la ripetizione dello stesso layout. Inoltre con il soil cercherò di dare e di sfruttare questa enorme profondità, di ben 90 cm, assolutamente non comune in uno scape.

Posizioniamo le rocce

Le tre rocce hanno trovato la loro collocazione, spessori di sacchetti in rete con lapillo ed alcune altre rocce sono solidali e ferme, tutte con altezze diverse e con la Main (la principale) più alta di tutte. Per molti tutto sarebbe già finito: soil in quantità, modellato e movimentato magari a collinette, pratino e via…

Ma non è tutto quello che voglio, vorrei di più e mi ricordo delle Dolomiti.

Osserviamo attentamente la foto: per chi ha avuto modo di vederle dal vero ricorderà l’imponenza di queste montagne estremamente verticali, imperiose, con alla base un evidente ciaplè di roccia caduta dalla sommità e sbriciolata, con delle piccole frane sui crinali più verticali.

 

 

 

A seguire in avanti, il verde dei prati e della vegetazione montana del luogo.

Come possiamo ottenere questo effetto, come evitare che la sabbia cosmetica riempia i vuoti lasciati tra le rocce ed i loro supporti senza creare zone anossiche nel fondo? Riempiamo i buchi con della lana di perlon, inerte e soffice. Questo sosterrà la sabbia cosmetica senza problemim consentendo una sufficiente circolazione dell’acqua nel fondo a qualsiasi livello.

Pensiamo anche alle piante

Giunti a questo punto si devono mantenere ben divise le zone in cui vogliamo che il fondo sia costituito da soil fertile da quelle in cui pensiamo di mantenere solo la sabbia cosmetica. Questo ci aiuterà a favorire la coltivazione delle future piante, che nel mio caso sarà della Hemianthus Callitrichoides con eventualmente dei radi ciuffi di Blyxa japonica o vedremo quali: il concetto è quello che dal prato dovranno emergere dei cespugli che ricreino l’ambiente montano.

Per fare ciò, prepariamo delle striscette di un materiale completamente atossico, il Kristal. Si tratta di una pellicola di PVC utilizzata per fare le vetrature delle cappottine delle imbarcazioni. 

Si tratta di un materiale molto flessibile, caratteristica che consente di modellarlo in curva. In più, essendo atossico, non c’è necessità di rimuoverlo prima di riempire. Regolandolo in altezza corretta, il Kristal svolgerà due compiti molto importanti: bloccherà gli stoloni sotterranei del pratino e sarà la “dima” (la guida) delle future potature, tanto sarà coperto dalle piante. Nel caso si scoprisse o desse fastidio, sarà sufficiente estrarlo dalla sabbia.

Aiutandomi sempre con del perlon sostengo la parete in Kristal, che divide il soil dalla cosmetica delimitando perfettamente le due zone, e la cosmetica in questo caso della semplice Colorado andrà a riempire le parti più alte.

 

Usando un pennello andremo a dare pendenza alla composizione, cercando di esasperare le pendenze senza esagerare e superare gli angoli naturali di tenuta, quasi a raggiungere il limite delle barriere.

Una volta completata la parte cosmetica possiamo aggiungere il soil, livellato per bene sul fronte con uno spessore minimo, e poi modellato verso le rocce a formare delle piccole collinette: tutto dovrà essere armonico e piacevole.

Aggiungiamo delle piccole frane create con un bel po’ dello sbriciolato delle stesse Dragon Stone usate per creare la composizione ed il layout è pronto ad essere sommerso, un mese di buio e poi piantumazione, mono specifica di Hemianthus callitrichoides e, forse, a qualche cespuglio di Blyxa a spezzare la monotonia… ma mi basta?

 

 

La struttura di base dell’Hardscape è ormai delineata e pronta, ma vorrei di più: vorrei infatti che anche l’hardscape mi soddisfi esteticamente, quindi comincio a lavorarci su, pur sapendo a priori che molto probabilmente il pratino crescerà e, se non opportunamente contenuto, ricoprirà tutto o buona parte del tutto quasi inesorabilmente.

I dettagli sin qui fatti e posati alla base delle rocce resteranno anche quando le piante cresceranno, avendo la paratia di Kristal, ma per dare continuità alla composizione è il caso di continuare e dedicarsi alle parti frontali, posando dei dettagli direttamente sul soil anche se quasi esclusivamente estetici.

Questi dettagli in parte potranno emergere a tratti dal prato di calli, e rendere molto reale quanto naturale l’intera visione, evitando di interpretare tutto come un semplice isolotto immerso nel verde…

 

 

 

 

 

 

 

 

I dettagli sono stati aggiunti sotto forma di una abbondanza di frane di elementi “rotti”, lo sbriciolato , sino quasi al vetro frontale.

Un altro piccolo consiglio: non crediate che disporre dei rotti facendoli scalare per grandezza dal fronte verso il retro, sia sempre una scelta corretta: ricordate che noi dobbiamo sempre cercare di ingannare l’occhio dell’osservatore, e quindi sistemare dei rotti più grandi sul fronte ci aiuterà a guadagnare in profondità. Pensateci bene: un masso posto ad un metro di distanza dal nostro punto di osservazione risulterà molto più grande in prospettiva nell’insieme della composizione!

 

Ora un po’ di particolari e di dettagli estetici

 

L’Hardscape è quasi terminato, ora daremo acqua e poi vedremo la piantumazione finale…

 

 

La vista dell’Hardscape frontale principale

 

 

Il suo lato corto

 

 

Il frontale frontale secondario visto dal divano

 

 

Dati tecnici del progetto

  • Vasca: “Cube Garden ADA 90 P”, dimensioni 90 x 45 x 45 cm. vetro extra chiaro, di 10 mm.
  • Filtro Eheim termo filtro Professional 3 – 350T
  • Illuminazione: Plafoniere GNC Italia – Heaven L – 55 watt per 8670 lumen
  • Protocollo di fertilizzazione: Oceanlife
  • Protocollo di ricostruzione acqua: Oceanlife
  • Fondo: Probibio Aquarium Care Program – Lapillo vulcanico
  • Sabbia cosmetica: Colorado Sand ADA
  • Rocce: Dragon stone ADA
  • Piante: Troplant

 

 

Restate connessi per gli aggiornamenti… a piantumazione avvenuta, ci vediamo tra un mese..

 

La cronistoria dell’avvio:

  • Lo studio dell’Hardscape
  • La piantumazione 
  • Lo sviluppo della vasca
  • La manutenzione e la sua conduzione ordinaria
  • La manutenzione straordinaria periodica

 

Per approfondire l’argomento:

 

 

Marino Varetto

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