Condividi!

Quando e come usare l’acqua ossigenata in acquario

Ora che abbiamo definito che l’acqua ossigenata può essere usata con tranquillità nella maggior parte dei casi, andiamo a capire quando può ritenersi opportuno usarla.

Per tutti gli usi che proporremo, potremo usare l’acqua ossigenata per disinfezione, quella che può essere acquistata per pochi euro al supermercato. Ovviamente sarà nostra cura assicurarci che sia a 10 volumi (3%) e che non sia addizionata di altri composti conservanti come il cloruro di benzalconio o di deodoranti. Il cloruro di benzalconio è uno dei più potenti antialghe conosciuti dall’uomo, ma è anche uno dei più importanti… antiacquario conosciuti dall’uomo. È un composto terribilmente tossico anche per batteri, piante, pesci, gamberi e microfauna.

La dose generalmente consigliata per i trattamenti è di 0,2 ml per litro netto di acqua dell’acquario, quindi un millilitro ogni 5 litri. Se l’acqua ossigenata di partenza è al 3%, raggiungeremo una concentrazione di perossido in acqua di 6 mg/L, che è parecchio inferiore alla dose considerata tossica per piante, batteri e pesci. Gli unici organismi che potrebbero risentirne, come detto, sono le lumache, che fortunatamente potremo recuperare e conservare con facilità in una piccola vaschetta a loro dedicata durante il trattamento.

Dato che il perossido viene rapidamente consumato dagli organismi viventi e trasformato in ossigeno ed acqua, non sarà affatto necessario, come da molti indicato, effettuare un cambio importante di acqua a poche ore dal trattamento. Un cambio d’acqua in più è sempre meglio che uno in meno, e male non farebbe, l’importante è che non pensiamo che sia strettamente necessario a preservare la vasca dagli inesistenti danni che il perossido causerebbe a quelle concentrazioni.

Rimozione dei cianobatteri

Come abbiamo avuto modo di osservare nei paragrafi precedenti, i cianobatteri sono molto sensibili alla presenza di acqua ossigenata nell’ambiente che li circonda.

cianobatteri

Macchia di cianobatteri sul fondo. Le bollicine sono… ossigeno! Questi batteri sono infatti i più grandi produttori di ossigeno al mondo, più delle piante! Buffo che lo trovino particolarmente fastidioso…

Se abbiamo una macchia di cianobatteri in una zona circoscritta del fondo non coperta da piante, potremo coprire quest’ultima con un bicchiere o una tazza, e successivamente spruzzare 1 ml di acqua ossigenata ogni 5 litri di acqua dell’acquario all’interno della cupola. Possiamo poi rimuovere il contenitore dopo un paio di ore: i cianobatteri saranno completamente bruciati e il problema sarà risolto.

Se la zona colpita è coperta da piante, sarà opportuno fermare il filtro e non coprire la parte da trattare, perchè agendo così rischiamo di bruciare anche queste ultime. Sarà quindi opportuno spruzzare le nostre siringate di acqua direttamente sulla zona colpita, interrompendo le pompe della vasca non per evitare danni, che come abbiamo visto non ci sarebbero comunque, ma per cercare di far restare l’acqua ossigenata sulla zona da trattare il più a lungo possibile. Il trattamento, che dura 15-30 minuti sarà meno efficace, ma funzionerà comunque.

Se l’invasione di cianobatteri ha invece colpito tutta la vasca, ci sentiamo di consigliare un prodotto più specifico e sicuro come il Chemiclean che dosi maggiori di perossido, che potrebbero anche non essere efficaci.

Esplosioni batteriche

Può capitare durante il periodo di vita di una vasca che l’acqua assuma un colore bianco lattiginoso e anche un odore poco gradevole. La causa della nebbia non sono mai i batteri nitrificanti, che sono molto lenti a riprodursi e non possono dare luogo a questo tipo di incrementi esplosivi, ma sempre batteri di altra natura, detti eterotrofi, di cui abbiamo avuto modo di parlare in altri articoli del nostro blog.

Questi batteri si nutrono di carbonio organico, che può arrivare in vasca da varie fonti. Se l’esplosione batterica avviene durante il primo mese dall’allestimento, possiamo stare tranquilli: il fondo, i legni, un residuo di gel delle piante in vitro o lo stesso starter batterico hanno lasciato un residuo, e l’effetto di opacizzazione si esaurirà da solo quando tutto l’alimento sarà esaurito. Al termine del fenomeno, le superfici saranno completamente colonizzate da uno strato di batteri.

Se l’esplosione batterica avviene più tardi durante la vita della vasca, abbiamo qualcosa di cui preoccuparci: la fonte del nutrimento in eccesso può derivare dall’interno della vasca, ad esempio una moria di lumache o un pesce morto in una zona che non riusciamo a raggiungere, decomponendosi, causa un eccesso di sostanze che forniscono un gran nutrimento ai batteri. Stesso potrebbe accadere se viene casualmente versato in vasca dello zucchero, magari da un nipotino che vuole fare mangiare i pesci, o da un eccesso di mangime caduto per caso e non correttamente rimosso. Anche la sanificazione dell’ambiente in cui si trova la vasca può causare questo effetto: l’alcool è un eccellente innesco di esplosioni batteriche e se viene nebulizzato nella stanza dell’acquario, potrà andare a finire facilmente in acqua, causando un bel disastro. Cercare e rimuovere la causa è quindi il primo passo per risolvere il problema.

In secondo luogo, si può pensare di inserire un sacchetto di carbone attivo all’interno del vano filtro: questo ci aiuterà a rimuovere il nutrimento in eccesso adsorbendolo sulla sua superficie.

Per aiutare la vasca, invece, possiamo effettuare un trattamento con acqua ossigenata: i batteri consumano il nutrimento con grande consumo di ossigeno, che viene quindi a scarseggiare. I pesci potrebbero soffrire l’esplosione batterica, e anche il filtro potrebbe non ricevere ossigeno a sufficienza per lavorare a dovere. Anche le piante potrebbero andare in sofferenza se la cosa si protrae a lungo, con il rischio che, al termine di un lungo periodo di esplosione batterica, potremmo ritrovarci con una bella infestazione algale.

Armiamoci quindi di siringa ed acqua ossigenata, carichiamo la siringa con 1 ml di perossido di idrogeno al 3% ogni 5 litri di acqua della vasca, e facciamo gocciolare la siringa vicino all’uscita del filtro: facendo così il perossido verrà distribuito velocemente su tutto il volume del nostro acquario, dove verrà trasformato in ossigeno molecolare, utile alla respirazione e al metabolismo dei batteri. I pesci e il filtro trarranno giovamento dall’aumento dell’ossigeno, mentre i batteri che causano l’esplosione batterica avranno più ossigeno da usare per consumare l’eccesso di nutrimento che hanno a disposizione. Ricordiamo che una volta esaurito l’eccesso, l’esplosione terminerà da sola.

La combinazione di carbone attivo e perossido risolve una esplosione batterica nel giro di 1-3 giorni, a seconda della gravità dell’inquinamento della vasca, e del rinvenimento della fonte di quest’ultimo.

Alghe filamentose verdi

La presenza di alghe filamentose verdi in vasca è dovuta alla presenza di ammonio in acqua. Questo vuol generalmente dire che il filtro non sta lavorando a dovere, e in alcuni casi la causa può essere una acqua ossigenata male. Sarà opportuno quindi considerare se la superficie dell’acqua si muove in maniera uniforme per favorire gli scambi gassosi tra acqua ed aria, considerare se non abbiamo sovrappopolato la vasca, producendo troppo scarto affinchè il filtro possa consumarlo tutto in fretta, dovremo inoltre considerare se i materiali filtranti sono montati bene e non c’è una zona di ristagno vicino al supporto biologico. Una volta individuata la causa, un aumento dell’ossigeno a livello del vano filtrante accelererà la scomparsa delle alghe filamentose.

Alghe nere

Anche le alghe nere a pennello sono leggermente sensibili al perossido e possono essere trattati come i cianobatteri, sebbene possano adattarsi in fretta alla sua presenza, rendendo il trattamento inefficace. Da esperienze fatte l’uso di glutaraldeide è più efficace per risolvere problemi di questo genere. In assenza di alternative, si può sfruttare lo stesso protocollo suggerito per i cianobatteri, magari aumentando la concentrazione a 15 ml di acqua ossigenata ogni 100 litri netti di acqua dell’acquario.

Ossigenare l’acqua

Dato che il perossido di idrogeno diventa ossigeno gassoso all’interno del sistema acquario, potremmo pensare di usare la nostra bottiglietta come “bombola di ossigeno” nel caso di accidentali intossicazioni, ad esempio da ammoniaca, che si possono verificare in vasca anche in assenza di una vera e propria esplosione batterica. La dose consigliata è sempre di 1 ml di acqua ogni 5 litri di acqua della vasca. Non c’è bisogno, come per ogni altro trattamento, di cambiare acqua o spegnere il filtro in seguito al trattamento. L’acqua ossigenata aiuterà anche a rimuovere eventuali metalli pesanti come ad esempio il ferro ferroso, che è tossico, dall’acqua, facendolo precipitare sotto forma di ferro trivalente.

Trattamento antialghe fuori vasca

L’acqua ossigenata può tornare molto comoda anche nelle operazioni di “trasloco” delle piante da una vasca ad un’altra, o per cercare di eliminare le alghe in maniera più drastica di quanto proposto finora. Il metodo prevede una concentrazione più alta di perossido, ed un bagno per un periodo ristretto, al termine del quale sciacqueremo le nostre piante prima di posizionarle in vasca. Schematizzando, quindi dovremo:

  • aggiungere circa 3 ml di acqua ossigenata 10 volumi per litro d’acqua in una bacinella;
  • immergere le piante nella soluzione di perossido così ottenuta;
  • lasciare le piante a mollo per circa 60-90 minuti;
  • risciacquare le piante e collocarle in acquario. Quest’ultima operazione serve a rimuovere i pezzi di alga

Il trattamento è talmente efficace che… talvolta è dannoso anche per la pianta! Se decidete quindi di applicare questa tecnica ricordate che non è proprio salutare per la stessa pianta, e che alcune piante prettamente acquatiche, sprovviste delle difese che hanno le piante palustri adattate alla vita acquatica, potrebbero essere molto sensibili al trattamento e non sopravvivere. Questa procedura dovrebbe quindi essere eseguita solo in caso di gravi infestazioni, in cui ogni singola foglia è stata colpita dall’infestazione e la rimozione meccanica causerebbe quindi la morte del vegetale. Molto più sicuri sono invece i trattamenti in vasca proposti prima, anche se più lenti ad agire.

Negli anni lo staff ed i membri del gruppo di Acquario Chimica e Tecnica hanno avuto modo di provare più volte con diverse fortune questa tecnica di “pulizia” delle piante. Di seguito riportiamo le piante adatte e quelle più sensibili al trattamento tra quelle provate.

Piante adatte

Rotala rotundifolia, Rotala colorata, Didiplis diandra, Pogostemon erectus, Lilaeopsis brasiliensis, Micranthemum Montecarlo, Eleocharis parvula mini, Limnophila sessiliflora, Hygrophyla pinnatifida, Hygrophyla tiger, Alternanthera reineckii mini, Myriophillum tuberculatum, Rotala indica (Ammania bonsai), Cryptocoryne parva, Ludwigia mini sp. super red, Staurogyne repens, Echinodorus grisebachii, Lysimachia Nummularia aurea, Cryptocorine willisii, Proserpinaca, Microsorum pteropus, Ludwigia glandulosa.

Piante sensibili

Limnobium laevigatum, Ceratophyllum demersum. Non abbiamo dati negativi su altre piante, ma ad osservare le peculiarità delle due specie che non hanno superato il trattamento potremmo dedurre che anche altre piante prettamente acquatiche come Salvinia, Lemna, Eichhornia crassipes, Blyxa, Azolla, Vallisneria ed Egeria ed i muschi acquatici in generale potrebbero soffrire particolarmente un bagno ad alte concentrazioni di H2O2.

Conclusioni

Speriamo, oltre a non avervi annoiato eccessivamente, di essere riusciti con questo articolo a snocciolare in maniera breve ma completa e comprensibile i pregi ed i difetti del perossido di idrogeno in acquario. La sostanza è un valido aiuto di qualunque acquariofilo, spesso sottovalutato, spesso demonizzato senza una ragione precisa. Come ogni sostanza, però, deve essere dosata con saggezza, quando serve e nelle quantità opportune.