La mia avventura con le Melanotaenia praecox – M. Vendramini

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La mia avventura con le Melanotaenia praecox – Maurizio Vendramini

Dopo il primo articolo dedicato alla descrizione e alle condizioni ideali per allevare le Melanotaenia nei nostri acquari, Maurizio Vendramini ci parlerà della sua avventura con le M. praecox, del cui allevamento è stato un pioniere nel 1997, soli sei anni dopo l’addomesticamento della specie.

Un po’ di storia

La prima volta che mi sono imbattuto nelle Melanotaenia praecox fu intorno al 1994 in uno dei più grandi ed attrezzati negozi di Milano. Due furono i particolari, anzi per l’esattezza tre, che catturarono la mia attenzione: le piccole dimensioni, il colore azzurro iridescente e il prezzo incredibilmente elevato, circa 90.000 lire! (100 € al cambio attuale, ndr) per un pesciolino della grandezza di un Neon o di un Tanichthys. Il costo avrebbe dissuaso qualunque normale appassionato, anche perché per avere un senso in acquario, date le dimensioni, bisognava acquistarne un folto numero.

Erano i primi anni ‘90 e ben presto questo grazioso pesciolino si diffuse sempre di più nei negozi e in casa degli appassionati grazie anche al fatto che il prezzo divenne accettabile.

La mia storia con loro iniziò nel 1997, quando arrivarono un centinaio di M. praecox presso il grossista per cui lavoravo, provenienti dalla Germania e in ottima salute. Nonostante il prezzo furono molto apprezzate dai negozianti, e visto il successo decidemmo di effettuare un’altra importazione da Singapore dove i prezzi erano più accessibili.

M. praecox maschio
Un maschio di M. praecox in parata

Purtroppo, ahimè, come spesso accade la qualità è direttamente proporzionale al prezzo, e il secondo gruppo di Melanotaenie, che in un primo momento sembrava in ottima salute, dopo alcuni giorni iniziò a morire; decisi quindi di intervenire consultandomi con il mio veterinario/ittiopatologo di fiducia e riuscii ad interrompere la moria: in meno di una settimana le Melanotaenie avevano riacquistato vitalità, colori, ma soprattutto, sorprendentemente ed incredibilmente  erano comparsi degli avannotti nel filtro: come diceva Ian Malcolm nel celeberrimo film Jurassic Park: se c’è una cosa che la storia dell’evoluzione ci ha insegnato è che la vita non ti permette di ostacolarla, la vita si libera, si espande in nuovi territori e abbatte tutte le barriere dolorosamente, magari, pericolosamente, ma…… tutto qui Mai frase fu più vera! Ho oltre 50 anni di esperienza in acquariofilia e ho vissuto migliaia di situazioni in cui quando si pensa che non ci siano le condizioni per la vita, la sopresa è dietro l’angolo!

Per questa ragione mi convinsi a portare a casa un bellissimo maschio e due femmine.

Le mie prime Melanotaenia praecox in casa

Non potendoli ospitare nel mio acquario per via dei valori estremamente bassi di pH e durezza dell’acqua, a quel tempo l’allestimento che portavo avanti era un olandese,  e conoscendo le esigenze di base di questi pesci che vogliono acqua fresca e mediamente dura, optai momentaneamente per una vaschetta da 15 litri con filtro sottosabbia ed un ciuffo di muschio di giava come arredamento; la gestione molto semplice e spartana consisteva in cambi parziali di un terzo settimanale utilizzando acqua di rubinetto preventivamente trattata con biocondizionatore.

Dimorfismo sessuale: il maschio in basso ha pinne arancio acceso o rosse e se ha più di 1 anno è presente una gibbosità, oltre a raggiungere maggiori dimensioni. La femmina rimane leggermente più piccola e ha pinne arancio pallido e corporatura più snella

Solo successivamente sperimentai l’allevamento delle M. praecox anche a valori di durezza inferiori. In questo condizioni i pesci si sono ambientati perfettamente: ho constatato, quindi, che si tratta di una specie molto versatile, adattabile a diverse condizioni chimico-fisiche della’cqua e quindi consigliabile anche ai neofiti: acqua pulita e alimentazione varia consentono di mantenere i pesci in salute, niente più.

Le prime uova di Melanotaenia praecox

Dopo non molto tempo iniziai a vedere anche le prime uova in vasca: il trio mi regalava quotidianamente da uno a tre avannotti, che io prelevavo e inserivo in una vasca di accrescimento della capienza di una decina di litri.

Dalle mie osservazioni ho potuto constatare che i maschi delle M. praecox sono estremamente vivaci, e quel maschio non dava tregua a nessuna delle due femmine con i risultati sopra descritti. Purtroppo non è possibile allevare piccoli ed adulti insieme poiché gli avannotti finirebbero per diventare il cibo degli adulti: se non fossi intervenuto tempestivamente avrei perso tutti i piccoli.

Un avannotto di poco meno di un mese. Fotografia di Antonio Guagnano

In quel periodo ho potuto osservare deposizioni e nascite quotidiane, facendomi supporre che, nonostante il volume ristretto (15 l) i pesci si sentivano perfettamente a loro agio.

Il fattore determinante di questo benessere ritengo siano stati principalmente i frequenti cambi parziali ed in misura minore, seppur importante, la variazione del cibo che somministravo: le M. praecox sono voraci e non vanno tanto per il sottile quando c’è qualcosa di commestibile, il che le rende ancora più adatte alla cura di un neofita:  un buon cibo secco e qualche aggiunta di congelato quando capita sono più che sufficienti per avere pesci sani e longevi.

La mia esperienza con la riproduzione delle Melanotaenia praecox

La riproduzione dei pesci arcobaleno a mio avviso è tra le più facile tra i pesci ovipari: a parte la raccolta degli avannotti in una vasca monospecifica e ricca di vegetazione, un altro buon sistema per avere una produzione continua  di avannotti è quella di avere due ciuffi di Muschio di Giava, che è il substrato di deposizione prediletto insieme alle radici di piante galleggianti, avere a disposizione ovviamente dei riproduttori, e due vaschette con la medesima qualità dell’acqua.

A questo punto il gioco è fatto: settimanalmente si scambiano i ciuffi di muschio di Giava: si preleva quello nella vasca dei riproduttori e lo si deposita nella vasca “asilo” e viceversa , dato che presumibilmente alle uova occorrono 2 o 3 giorni per schiudere. Il cambio viene effettuato una volta la settimana per dar modo a tutte le uova di schiudersi. Si ottengono così dai 5 ai 20, ma anche più ogni settimana.

Durante il trasferimento del muschio non ci si deve preoccupare che le uova vengano a contatto con l’aria poiché non vengono assolutamente danneggiate se non perdono umidità: prova ne è che alcune piante prelevate dalla vaschetta dei riproduttori e tenute per circa 48 ore in un sacchetto di plastica chiuso (ovviamente ignoravo che vi fossero uova) e nuovamente immesse in un altro acquario, hanno dato alla luce alcune piccole Melanotaenia dopo 5 giorni!

Sulla base di queste osservazioni e azzardando un calcolo empirico penso che le Melanotaenia praecox non deponessero più di 10/15 uova al giorno quando la temperatura era intorno ai 24/25 °C e il pH intorno al 7/7,5 e i valori di GH erano intermedi (8-12).

Gli avannotti delle Praecox misurano circa 3,5 mm e per fortuna mangiano di tutto: possiamo quindi utilizzare, oltre agli infusori che sono sempre la scelta preferibile, qualsiasi mangime commerciale per avannotti finemente polverizzato e solo successivamente dei fiocchi finemente sbriciolati. Niente a che vedere quindi col palato raffinato dei piccoli Caracidi con cui avevo già fatto esperienza: questi richiedono nei primi giorni di vita la somministrazione esclusiva di mangime vivo microscopico. Ma non è tutto!

Dopo un po’ di tempo ho deciso di trasferire i tre riproduttori in una vasca più capiente. Dopo poco tempo, indovinate cosa ho trovato nel piccolo acquario abbandonato? Ma certamente, avete indovinato: due avannotti, che ho deciso di lasciare al proprio destino, dato che l’acquario era ricco di vegetazione galleggiante, e quindi pieno di piccole creature come rotiferi, tardigradi e piccoli vermi, non nutrendoli di proposito, in quanto conscio delle loro capacità di adattamento.

Ovviamente se gli avannotti fossero stati in numero maggiore avrei dovuto integrare l’alimentazione con apposite somministrazioni di cibo. La mia supposizione si rivelò infine fondata: i due pesciolini misuravano circa un centimetro di lunghezza dopo un mese e, ricongiunti ai loro fratelli maggiori, si sono dimostrati famelici nutrendosi avidamente di tutto quello che era commestibile senza dimostrare particolari titubanze di fronte al mangime artificiale a cui le altre giovani M.praecox erano abituate.

Conclusioni

Da quello che avrete dedotto da queste mie righe è logico pensare che la Melanotaenia praecox sia un pesce rustico e facilissimo da allevare: come detto in precedenza ho avuto modo di allevarle sia in acqua dura e alcalina che in acqua tenera e acida senza notare particolari differenze né a livello di salute ne di longevità.

Ritengo invece che siano molto sensibili alla carica batterica e all’inquinamento dell’acqua. 

Pur essendo rustiche e robuste, le Melanotaenia hanno però una velocità di crescita inferiore rispetto ad altri pesci come Caracidi o Ciprinidi, i quali raggiungono la taglia commerciale (circa 2-3 cm) in due o tre mesi dalla nascita, se correttamente allevati. Un altro fattore da tenere in considerazione per il benessere della specie sono le temperature: si comportano molto bene in acqua fresca (22-24 °C) ma soffrono se i valori raggiungono valori particolarmente elevati (28/30 °C).

Le Melanotaenia praecox, le cui dimensioni si aggirano intorno ai 5/6 cm per le femmine e ai 6/7 cm per i maschi, dovrebbero essere allevate in gruppo e non meno di 6/8 esemplari, in vasche ampie almeno 80 litri, ben piantumate e con molta corrente poiché sono veloci nuotatori.

Qualcuno potrà obiettare che io le abbia allevate in una vaschetta da 15 litri durante il mio racconto… Beh, è  vero, ma è stata solo una soluzione temporanea, dato che dopo un paio di mesi di riproduzione sono state spostate in una vasca di 150 litri. Questo ci permetterà di avere un maggiore controllo sull’inquinamento dell’acqua, consentendoci di avere maggiore tempo per accorgerci di eventuali problemi emergenti e di correre ai ripari con la dovuta calma, cosa che acquari più piccoli non ci consentirebbero di fare.

Oltre alle dimensioni, il dimorfismo sessuale di questo pesce è reso evidente dalle pinne e dalla forma: pinne arancio tendente al rosso nei maschi; arancio pallido, invece, nelle femmine che hanno anche una corporatura più longilinea ed idrodinamica non avendo la caratteristica “gobba”, prerogativa esclusivamente dei maschi di una certa età.